SAMARA FESTIVAL – PANCHINE D’AUTORE

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Intervista ad Angelo Pellegrino, autore del Libro di poesie “Non appendere il cuore al chiodo”, edito dalla Masciulli edizioni.

Ti è piaciuto partecipare a Panchine d’autore? E se sì perché? Ci torneresti?

L’evento mi è piaciuto moltissimo e mi ha positivamente sorpreso. Mi ha stupito l’originalità espositiva, il luogo e l’ambientazione artistica. Insomma, è stato davvero fantastico partecipare perché mi ha coinvolto anche emotivamente, soprattutto per aver potuto conoscere altri autori e scambiare con loro esperienze e confidenze. Sono pronto a tornarci, anche ora!

 

Ci racconti qualcosa di te e del tuo percorso come scrittore?

Definirmi scrittore è esageratamente troppo! Sono uno che cerca di riportare su carta le proprie emozioni, tentando di trasmetterle anche ai lettori. Mi definirei un esploratore emozionale attraverso le parole, perché io non scrivo di storia, ma scrivo storie che si possono ritrovare in ogni poesia, in ogni verso.

 

Qual è stato il momento in cui hai capito che volevi scrivere un libro?

Volete la verità? Ebbene, è qualcosa che è scattata intorno ai diciassette anni, in piena scuola secondaria. Ho provato a scrivere poesie, appuntate sul libro di Antologia. Mi vergognavo un po’, temevo il giudizio del mio professore di Lettere; ma è stato proprio lui ad incoraggiarmi a continuare e raccogliere i miei scritti acerbi su un quaderno che poi, nel tempo, è diventato il mio Libro “Non appendere il cuore al chiodo”.

 

Quali sono le tue principali fonti di ispirazione?

Semplice, tutto ciò che mi circonda! Ma, attenzione, la mia fonte principale è l’Amore, e proprio l’amore è ispiratore e protagonista dei miei scritti.

 

Come è cambiato il tuo stile o il tuo approccio alla scrittura nel corso degli anni?

Bene. Non nascondo che il mio stile e il mio approccio alla scrittura è stato di un coinvolgimento al limite dell’immersione totale. Ma stile e approccio si son modificati nel tempo e contaminati dagli scritti di Francesco Petrarca, Gabriele D’Annunzio, Giacomo Leopardi e Giosuè Carducci, fin dai tempi della scuola. Successivamente ho avuto modo di apprezzare molto George Byron, Wolt Whitman, Khalil Gibran, Rabindranath Tagore, Emily Dickinson. Per lo stile letterario o, meglio, per l’uso delle parole, riferimenti sono stati e sono Umberto Eco, Nantas Salvalaggio, Luciano De Crescenzo, Andrea Camilleri e Ignazio Silone, tanto per fare alcuni nomi.

 

Ci parli del tuo libro: qual è il tema centrale e cosa ti ha spinto a scriverlo?

Il tema centrale del mio Libro di poesie “Non appendere il cuore al chiodo”, è l’Amore, che ne è anche la parola più ricorrente. Cosa mi ha spinto a scriverlo? Diciamo che è stata la voglia di condividere i miei scritti e le mie emozioni con gli altri e, perché no, anche il desiderio di essere giudicato dai lettori in questa mia fase di maturità esistenziale.

 

Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso il tuo libro?

Amare sempre, comunque e ovunque, perché non c’è un tempo per amare, perché si ama sempre. E quando l’unica regola della poesia diventa regalare emozioni e far accelerare i battiti del cuore quel tanto in più che basta a sentirsi vivi, allora significa che un poeta è stato capace di compiere la più nobile delle magie: quella di dare forma all’amore e regalarlo al suo lettore.

 

Qual è stata la parte più difficile da scrivere nel tuo libro? E quella che ti ha dato più soddisfazione?

Confesso che la parte più interessante di tutto il percorso del mio Libro “Non appendere il cuore al chiodo”, è stato l’incontro con l’Editore, Alessio Masciulli, della Masciulli Edizioni.  Ho temuto il suo giudizio fino alla fine, fin quando non mi ha portato la “Prima” copia fresca di stampa. È stata un’emozione unica! Per il resto, la parte più difficile è stata la Premessa, perché lì, in poche righe, è racchiuso il succo del lavoro di una vita. Mentre, quelle che mi ha dato più soddisfazione sono state la Prefazione, del professore Antonio Masci, e la Postfazione, della professoressa Patrizia Marziale, perché sono riusciti a leggere davvero in profondità le mie poesie e a trarne il vero senso letterario, anche quello nascosto con più attenzione.

 

Hai un personaggio preferito nel tuo libro? Se sì, perché?

Sì sì! È la cosiddetta “Carissima ragazza di poesia”, che, come dico nello scritto, è “… cantata in pochi versi senza senso …”, perché ha condizionato positivamente tutta la mia vita.

 

Puoi descriverci il tuo processo di scrittura? Hai una routine particolare?

Non ho assolutamente una routine particolare! Scrivo in qualunque momento del giorno e in ogni luogo, e scrivo soprattutto a penna sui miei inseparabili taccuini. Relativamente ai processi, posso solo dire che, quando scrivo poesie, metto semplicemente insieme e in ordine i miei pensieri, le mie emozioni e i miei turbamenti.

 

Cosa fai quando affronti il blocco dello scrittore?

Difronte al blocco dello scrittore, non faccio altro che chiudere il mio taccuino, riporre la penna e pensare ad altro. Ovvero, non mi faccio prendere dall’ansia, perché scrivere è e deve continuare a essere un piacere.

 

Come scegli i titoli dei tuoi libri?

In genere mi faccio ispirare dal tema centrale o dal messaggio che desidero trasmettere e a questo associo anche la scelta del colore della copertina.

 

Cosa ha significato per te partecipare all’evento “Panchine d’autore”?

È stato un modo di comunicare che mi ha messo a proprio agio. Insomma, mi sonio sentito a casa mia, e questo non è poco. Per questo ringrazio gli organizzatori e il direttore dell’evento.

 

In che modo il contatto con i lettori durante eventi come questo influenza la tua scrittura?

Allora, in questi contesti, guardo con attenzione gli occhi e il viso delle persone che sfogliano il mio libro e leggono qualche verso; se li vedo emozionati e lucidi, significa che il messaggio è giunto puntuale. Se passano distratti e non attratti dalle poesie, pazienza. Evito di farmi condizionare.

 

C’è una storia dietro il luogo o il contesto in cui il tuo libro è ambientato?

Che dire! Ogni poesia è una storia e il luogo e il contesto è nell’ovunque.

 

Quali consigli daresti a chi desidera iniziare a scrivere un libro?

Consiglio di non aver paura né di scrivere né di essere giudicati, perché quel che conta è il proprio immaginario.

 

Stai lavorando a nuovi progetti? Ci puoi anticipare qualcosa?

Certo che ho nuovi progetti. Sto lavorando a una ulteriore raccolta di poesie che ha il titolo provvisorio di “Amore e altre storie”, ovvero l’amore in ambiti particolari e associazioni uniche, come il vino e l’uva, il soffice tappeto delle colline, il profumo dei boschi in tutte le stagioni e la magia che trasmettono gli alberi.