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Roma, 24 giugno 2020 – “Dal’Asl Roma 4 alla Regione Lazio, dalle Asl Roma 2 e Rieti ad altre aziende ospedaliere: troppe vertenze in difesa dei diritti dei lavoratori si sono trasformate in azioni legali patrocinate dalla Cisl. Risultato? Ricorsi tutti vinti e aziende condannate alle spese legali, con in più lo spettro del danno erariale per la dirigenza. Da politica e management ci aspettiamo un’inversione di rotta in tutti quegli enti in cui gli errori del management hanno portato all’azzeramento delle relazioni sindacali”. Così Roberto Chierchia, segretario generale della Cisl Fp Lazio, dopo che nelle ultime settimane i tribunali del Lazio si sono espressi sulle cause aperte, riconoscendo sempre le ragioni dei lavoratori difesi dall’ufficio legale del sindacato.
Ultima in ordine di tempo la pronuncia del Tribunale di Civitavecchia che ha confermato l’assunzione a tempo indeterminato, per lungo tempo negata, di due infermieri e un assistente amministrativo precari della Asl Roma 4, spostando indietro la decorrenza del contratto e facendo valere l’accordo sul superamento del precariato del 2010. “Vincere un ricorso vuol dire fare giustizia per i lavoratori. Ma vuol dire anche tempi lunghi ed esborso di risorse pubbliche da parte delle aziende. Quando un dipendente arriva in tribunale c’è sempre a monte un fallimento a carico della dirigenza e un costo a carico dei contribuenti”, spiega il segretario della federazione regionale di categoria. “Laddove invece relazioni sindacali corrette, attraverso confronto e contrattazione, garantirebbero la risoluzione dei problemi in modo rapido e senza spreco di soldi pubblici”.
“Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere i diritti dei lavoratori con ogni mezzo, comprese le azioni legali”, prosegue Chierchia. “Lo abbiamo fatto per le assunzioni programmate e realizzate dopo anni, come alla Roma 4, ma anche per il taglio dell’orario di lavoro, per la valorizzazione dei lavoratori e le progressioni negate, per i permessi legge 104 non concessi e per altre azioni illegittime che si sarebbero potute evitare se invece di ricorrere agli atti unilaterali, le aziende avessero attivato il confronto con i rappresentanti dei lavoratori. I diritti vanno difesi, non calpestati. E le risorse vanno investite, non gettate dalla finestra”.
“Per questo chiediamo alla Regione Lazio e a tutte le aziende della sanità un cambio di passo che rimetta al centro partecipazione e contrattazione”, conclude il sindacalista. “Basta con l’arroganza autocratica di troppi direttori e basta con i troppi tentativi illegittimi di fare cassa sulle spalle dei lavoratori, quando poi, una volta arrivati in tribunale, costi, tempi e responsabilità datoriali finiscono per far crescere esponenzialmente il conto per i cittadini. Dopo anni di commissariamento e piani di rientro, le comunità hanno già pagato il prezzo di scelte sbagliate. Ora con un’emergenza sanitaria ancora in corso, ogni euro a disposizione va speso per migliorare la qualità dei servizi e le condizioni di lavoro. E questo si fa solo insieme ai lavoratori”.