Se prima dell’emergenza del coronavirus erano appena 570mila i lavoratori che ricorrevano al lavoro agile, in pieno lockdown sono stati 6,5 milioni gli italiani che hanno dovuto cambiare il modo di lavorare e, ancora oggi, 5 milioni di persone continuano a lavorare da remoto mentre nelle grandi imprese il 54% dei dipendenti è in smart working. Se questo ha permesso alle aziende di proseguire le proprie attività, contenendo anche il fenomeno dei contagi da Covid-19, è altrettanto vero che adesso le imprese pensano allo ‘smart work’ come ad ‘una nuova normalità lavorativa’ per la quale servono nuove competenze, più formazione, maggiori investimenti in nuove tecnologie puntando anche ad un profondo reskilling dei lavoratori. È quanto emerso dal secondo webinar che l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche ha organizzato sul lavoro agile mettendo a confronto le esperienze di grandi aziende come Poste Italiane, Enel, Tim, Leonardo, Groupama che già, prima della pandemia, avevano iniziato a riorganizzare il lavoro tramite le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e che continueranno su questa strada.
“Lo smart working non è una soluzione temporanea adottata in questa fase di emergenza sanitaria, ma rappresenta il paradigma che caratterizzerà le vite degli italiani e l’organizzazione delle imprese nel prossimo futuro – ha dichiarato il prof. Sebastiano Fadda, presidente INAPP – Dobbiamo tuttavia partire da un dato di fatto: il nostro Paese ha la forza lavoro tra le più anziane nel mondo, dopo Giappone e Germania. L’età media è di 44 anni e aumenta di circa 6 mesi ogni anno. Per questo è prioritario, in un’ottica di un vero smart work basato su un uso intenso delle nuove tecnologie, attuare politiche di riqualificazione dei lavoratori. Le aziende lo sanno: adesso serve elaborare una nuova mindset, un approccio culturale al lavoro e ai modelli organizzativi che sia basato sugli obiettivi e non più solo sulla presenza fisica, su mansioni individuali standardizzate e sul rispetto di un rigido orario di lavoro. La sfida è questa, nel privato come nel pubblico, e le esperienze delle grandi imprese invitate da INAPP a questo webinar lo hanno confermato ”.
È quanto ha sottolineato nel suo intervento anche Mario Casoni, Digital Transformation Director PTC, esperto in materia di tecnologie innovative per l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro: “La pandemia ha drammaticamente accelerato il processo di digitalizzazione delle attività produttive, e quello che fino a poco tempo fa era il “nuovo normale” oggi è semplicemente il “normale”. In questo contesto – ha spiegato – le aziende hanno trovato nella Realtà Aumentata uno strumento senza precedenti per fornire ai loro dipendenti informazioni precise e contestualizzate in grado di migliorare significativamente la loro produttività, soddisfazione, sicurezza”.
“Lo smart working è un modello organizzativo articolato, che necessita di ingenti investimenti in dotazioni tecnologiche, formazione professionale, rivisitazione degli spazi d’ufficio – ha spiegato Giovanna Bellezza, Responsabile Relazioni Industriali di TIM – Si tratta di applicare un modo di lavorare diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati. Per questo è importante che ogni azienda trovi il giusto bilanciamento tra lavoro in sede e da remoto sulla base della propria cultura organizzativa. In TIM abbiamo avviato questo processo già da tempo e la risposta è stata molto positiva grazie all’impegno di tutte le nostre persone”.
“Le nuove condizioni dettate dalla situazione contingente, ci stanno offrendo importanti opportunità per lavorare in modalità smart e consentono di immaginare dei nuovi modelli aziendali, con tempi e modalità più autonome. – ha messo in evidenza Francesco Mastrandrea direttore sistemi e servizi di Groupama – Un ruolo centrale in questa trasformazione avranno le piattaforme tecnologiche che dovranno rendere operativi gli obiettivi di Semplificazione, Cambiamento della cultura manageriale, nuovi metodi e modalità di lavoro”.
Da parte sua Nicoletta Rocca, Head of people and Organization Global Digital Solutions di Enel ha sottolineato come: “L’esperienza vissuta con la pandemia ci ha fatto sperimentare in modo molto esteso lo smart working. Lo abbiamo potuto fare in modo agevole grazie ad un percorso di trasformazione digitale iniziato nel 2015 e con l’impegno appassionato delle nostre persone. L’attitudine all’apprendimento continuo, a sperimentare, ad agire con maggiore autonomia hanno portato evoluzioni profonde nel nostro modo di lavorare e questa trasformazione è iniziata già prima del COVID-19. I valori aziendali fondanti di responsabilità, fiducia, innovazione e proattività hanno agito come faro di orientamento nei comportamenti dei singoli; un approccio aperto e di ascolto del management ci aiuterà a migliorare continuamente la nostra organizzazione”.