“Condannati senza poter prendere parte al processo“. È così che si sentono gli studenti del Collettivo ‘Reset’ del liceo scientifico ‘Morgagni’ di Roma, a seguito della disoccupazione della scuola avvenuta il 27 novembre scorso. Secondo il racconto dei ragazzi e delle ragazze, gli occupanti sarebbero stati sgomberati senza preavviso, non avendo avuto quindi il tempo di ripulire gli spazi scolastici.
“Avevamo deciso di terminare il nostro estremo atto di protesta– scrivono questa mattina in un comunicato- stavamo trattando anche per due tavoli esterni: uno con la prefettura e uno con provincia e Usr. Ma avevamo comunicato a tutto il Consiglio di Istituto che l’edificio sarebbe stato riconsegnato il giorno seguente, per ripulire e sistemare l’intero istituto“. Poi l’annuncio dello sgombero, giustificato perché uno degli studenti è risultato positivo al Covid. Secondo gli studenti, però, la situazione era sotto controllo e “si era già provveduto ad avvisare tutti coloro che avevano avuto un contatto diretto con la persona positiva, a cui era stato comunicato di effettuare la quarantena. In ogni caso, trattandosi di problema sanitario, prima delle forze dell’ordine sarebbe dovuta intervenire la Asl (che fino ad ora non sembra essere intervenuta)”. Di conseguenza, secondo gli occupanti, non ci sarebbe stato il tempo per ripulire e riordinare gli ambienti scolastici, che per la dirigenza “sono stati lasciati in stato di totale abbandono da parte degli occupanti”.
In un post su Instagram i ragazzi si giustificano dicendo che è stato proprio a causa dello sgombero che non è stato possibile ripulire la scuola, e aggiungono di essersi resi disponibili per sistemare gli ambienti interni dell’istituto, ma senza avere avuto risposta. “Alle nostre successive sollecitazioni, la dirigente ha deciso di bloccarci su WhatsApp e di non rispondere alle nostre e-mail, né alle nostre chiamate, accusandoci anche di danni non provati– aggiungono i giovani del Collettivo Reset- Di ciò che è accaduto dopo lo sgombero non siamo in realtà a conoscenza poiché i cancelli dell’istituto sono stati lasciati aperti per due giorni e due notti, lasciando la possibilità a chiunque di entrare nell’edificio e di causare ulteriori danni. Riteniamo dunque scorretto addossare la colpa di tutti i presunti danni all’assemblea degli occupanti, in quanto è stata proprio la stessa istituzione scolastica a non curarsi che la scuola venisse lasciata in sicurezza in seguito ai giorni di occupazione”.
“Ci discostiamo dall’idea di occupazione che si lascia passare con questa visione, visione di studenti che non tengono alla propria scuola. L’occupazione non è e non è stata un atto meramente ricreativo, bensì, come abbiamo già ampiamente ripetuto, una modalità di protesta in cui continuiamo a credere- concludono i ragazzi- La nostra lotta aveva ed ha come obiettivo quello di ottenere delle condizioni migliori per noi studenti all’interno di questa scuola, lotta con cui abbiamo ottenuto, tramite il Consiglio di Istituto di sabato, l’approvazione dei punti interni riguardanti il singolo istituto. Lotta comune a tante altre scuole, che sta andando avanti grazie ad un nostro appello rivolto agli studenti delle scuole romane, auspicando che tutti possano ottenere dei miglioramenti concreti nei propri istituti e, più in generale, per il nostro sistema scolastico. Vogliamo e vorremo sempre il meglio per la nostra scuola e per l’istruzione in generale, motivo che ci ha spinti ad esprimere il nostro dissenso tramite l’occupazione, ci ha animato durante la nostra protesta e ci animerà sempre”.
fonte agenzia Dire.it