Il Festival ArteScienza è arrivato a Trevi nel Lazio il 27 luglio
per il progetto Via dei canti, le tre opere scultoreo-musicali di Licia Galizia e Laura Bianchini
che interagiscono con il visitatore, lungo il Cammino di Benedetto.
Per l’ultimo appuntamento di luglio il Festival ArteScienza è arrivato ieri al borgo antico di Trevi nel Lazio (FR), nel cuore dei monti Simbruini, per la visita guidata alla Via dei canti, le tre opere scultoreo-musicali sul Cammino di Benedetto realizzate dalle artiste Laura Bianchini e Licia Galizia e prodotte nel 2019 dal Centro Ricerche Musicali per il progetto della Regione Lazio “Arte sui cammini”. Ispirate agli elementi dell’acqua, della terra e dell’aria, le opere interagiscono con il visitatore, che diviene protagonista dell’esperienza artistica, lungo uno dei percorsi dei Cammini della spiritualità.
Foce, Aquiloni, Terra e cielo sono i nomi delle tre opere adattive, che hanno visto la collaborazione di Michelangelo Lupone per l’invenzione delle tecnologie e il progetto sonologico, Emanuela Mentuccia per progetto esecutivo e inserimento paesaggistico, Alessio Gabriele e Silvia Lanzalone per il progetto software di controllo e musicale.
L’ideazione prende ispirazione dal nome del borgo che ospita le opere: Trevi (che significa trivio) e sviluppa concettualmente la poetica e la struttura dell’installazione su tre elementi: l’acqua (a cui s’ispira “Foce”, situata in largo Aniene), il vento (tipo del luogo, l’Aquilone a cui s’ispira “Aquiloni”, nell’arco di via Civita), la terra (ispirata alla concretezza della materia ma anche al distacco da essa per l’ascesa verso l’immaterialità del cielo “Terra e Cielo”, situata in Largo Capitano Massimi).
I modi d’interazione sono diversificati per ogni opera e ognuna è caratterizzata in relazione all’elemento posto in evidenza. La geometria delle forme e i materiali scelti per le tre opere permettono di disegnare degli spazi visivi e acustici diversificati e, la diversità dei timbri, la loro complessità musicale e le modalità d’interazione sono specifici per ogni opera.
Con la sua presenza e la sua azione il visitatore interagisce con esse determinando una variazione musicale: le opere sono in grado, in modo diverso, di distinguere la posizione, la quantità e la velocità dei gesti tattili o sonori del visitatore. Ogni opera si trasforma nel tempo ‘adattandosi’ al contesto ambientale e questo permette di interagire con timbri, movimenti nello spazio e altezze dei suoni, che si rinnovano costantemente, come il tempo e i modi della fruizione. In questo modo il visitatore, che diviene parte stessa dell’opera d’arte contemporanea, viene sollecitato nella immaginazione e creatività, anche se non esperto.
“Uno spazio e un tempo dell’emozione, un omaggio al borgo e alla sua gente semplice…” come si augurano le due artiste.