Sinossi
“Le isole”, luogo di confino per tutti coloro che sono accusati di sessualità non conforme alla norma. In un nontempo/nonluogo, il Più Alto, leader supremo a capo della “rivoluzione di quelli che strisciano”, ha pieno potere decisionale su tutto. L’assurdità e la pesantezza della vita di confino condurrà i protagonisti della vicenda a scoprire l’essenza più profonda dell’animo umano, fatta di contraddizione e ambiguità. In un mondo in cui troppo spesso non ci accorgiamo di essere noi stessi i nostri carcerieri, come si può raggiungere la forza di scegliere la libertà?
NOTE DELL’AUTORE
Mi sono dato “solo” il tempo; la cosa più preziosa che un artista possa dedicare a ciò che ama fare; il tempo per godere di questa storia collettiva ricca e complessa, piena di contraddizioni interne, di corto circuiti e di svolte inaspettate; il tempo, proprio quello che non hanno avuto i nostri protagonisti delle Tremiti. Mi sono lasciato attraversare dai personaggi, loro mi hanno aiutato, da loro ho percepito le risposte ai drammi personali, le reazioni differenti al dolore, i loro tentativi coraggiosi di andare avanti. Personaggi vivi, riconoscibili, visibili, con umane zone di luci e di ombre, in cui ognuno di noi può ritrovare un pezzetto di sé. Al fianco dei protagonisti viviamo il confino, respiriamo l’aria dei cameroni, gli odori, vivendo le loro stesse privazioni e stenti, guardando l’orizzonte infinito del mare delle Tremiti, lo stesso che si intravedeva dalle grate delle loro celle. Come loro noi tutti siamo posti di fronte a scelte e a circostanze che mettono a dura prova i nostri valori ed il nostro modo di vivere. Assistiamo all’assidua e costante lotta per preservare la propria identità ed il proprio spazio, tanto sottile quanto prezioso, di libertà. Per non essere prima ancora che prigionieri degli altri, prigionieri di noi stessi.
Note di Regia
Le Tremiti: isole sataniche! Una storia senza precedenti che pone le basi nella realtà; un luogo tutto italiano dove la libertà di essere se stessi avveniva solo attraverso la prigionia, dove si viene rinchiusi solo per il fatto di essere al mondo per ciò che si è senza nascondersi, o con la paura del giudizio di essere accettati. Empatia, pregiudizio, accettazione, resilienza, tematiche queste che sembrano non essere mai disquisite abbastanza, tematiche di una storia che va riportata alla luce per riscoprirci ora più che mai un po’ più umani.
La volontà registica è quella di portare sulla scena quattro personaggi ben delineati nei loro tratti emotivi, sessuali e caratteriali attraverso l’ambivalenza dell’animo umano dove buono e cattivo si fondono, si cercano, si allontanano e rendono possibile la convivenza con i lati più oscuri di noi.
I personaggi vivono grazie ad una sedia, studiata, scelta, resa ora oggetto di scena, ora parte del sé. Essi stessi vivono tutto e il contrario di tutto. Vivono della sedia la parte più vera, quella che l’estetica nasconde e solo discostandosi da essa riescono a trovare una quotidianità emotiva che li liberi, o forse no, dalle costrizioni e dalle dinamiche sociali.
Il tema dell’omosessualità, di accettare sé e gli altri, di vivere la propria vita secondo criteri di scelta soggettiva è solo un pretesto per riportare a galla un pezzo di storia della nostra terra che in pochi conoscono. È il pretesto giusto per renderci conto che si fa ancora fatica a trovare il centro di noi; si fa fatica a mostrare la nostra “sedia”, alla quale rimaniamo ancorati per paura di perderci: siamo tutti capaci di essere carnefici da seduti, vittime di noi stessi e delle nostre emozioni più profonde. E se quella sedia la ribaltassimo? Se fossimo capaci di scegliere la libertà, anche in prigionia, e rendere casa ogni luogo in cui dobbiamo vivere e, famiglia ogni persona con cui siamo costretti ad interagire? E se potessimo amare, imprescindibilmente, ed essere amati, liberamente? Se non ci fossero, sedie o barriere? La risposta è solo una: sapremmo sempre dov’è casa e la strada per tornarci, ovunque essa sia, qualunque essa sia, comunque essa appaia.
Umberto Bianchi
Afèghesis Teatro
presenta
Sweet Home
Di Luca di Pierno con la collaborazione di Vasco Meddi
28 – 29 febbraio e 1 marzo 2020 ore 21.00
Regia di Umberto Bianchi
Con Stefano Dattrino, Luca di Pierno. David Lecca, Vasco Meddi
Aiuto Regia Prisca D’Andrea – Jessica Tavanti
Abarico Teatro
Via dei Sabelli 116 (San Lorenzo)
28 – 29 febbraio e 1 marzo 2020 – Ore 21.00
Info e prenotazioni
info@abarico.it
tel. 0698932488
Biglietti
Intero € 13,00
Ridotto € 10,00
(Tessera associativa 1 €)