Decorazioni architettoniche, lastre parietali finemente dipinte e terracotte policrome, alla Centrale Montemartini di Roma dal 10 luglio scorso al prossimo 2 febbraio è in scena l’arte degli etruschi in una splendida mostra intitolata Colori degli Etruschi: Tesori di terracotta alla centrale Montemartini. Il museo, già noto per essere uno dei più particolari di Roma e del mondo, grazie all’unicità delle sue esposizioni e alla sua sede (un vecchio impianto per la produzione di elettricità) ospita per pochi mesi una straordinaria collezione che ha l’unicità di provenire dai recuperi effettuati in Svizzera nel 2016 dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. La mostra è anche un tributo allo stesso corpo speciale dell’Arma nel cinquantenario della sua fondazione.
Un lavoro prezioso e infaticabile dei carabineri “protettori” del nostro patrimonio culturale volto a contrastare quotidianamente la piaga dei tombaroli e del mercato clandestino d’opere d’arte che con le loro attività di contrabbando avevano portato lontano dai luoghi d’origine alcuni dei preziosissimi reperti della mostra (gran parte inediti e quasi tutti ascrivibili geograficamente all’areale di Cerveteri, l’antica Caere). Attentamente restaurati, studiati (dai rilevamenti sui reperti sono derivati importanti dati sulle tecniche di esecuzione degli stessi) e catalogati dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio (SABAP), dopo una prima fase di studio nel 2018 erano stati esposti una mostra e in un convegno internazionale di studi tenuto presso il Castello di Santa Severa (Santa Marinella, Roma). Dopo attente ricerche e restauri a questi ritrovamenti se ne sono aggiunti altri, visto che a tornare in Italia non sono stati solo i reperti “svizzeri” ma anche altri capolavori etruschi di origine danese, frutto di un accordo tra il Mibac e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen che ha fatto rientrare in Patria un numero considerevole di lastre dipinte e terracotte, coeve e simili a quelle recuperate in Svizzera. Le opere d’arte in mostra coprono un periodo preciso che va dal 530 e il 480 a.C..
Un percorso espositivo ricchissimo che in parte aiuta a svelare o meglio a comprendere alcuni punti oscuri di questo popolo misterioso. Quasi una mostra fotografica su quella confederazione etrusca che tanto influenzò il mediterraneo con i suoi traffici commerciali e la sua cultura. Scene di vita reale che rappresentano danzatrici, atleti e guerrieri e parte del tessuto religioso etrusco con al centro la saga mitologica di Ercole. Una finestra privilegiata sui gusti di questa civiltà antica che seppe trasmettere ai romani (popolo rustico e pragmatico e forse proprio per questo “conquistatore”) a passione per alcuni lussi considerate anticamente come mollezze dagli antichi cittadini dell’Urbe. Sono infatti di derivazione etrusca alcune “debolezze” come il culto del banchetto e qualche passatempo molle come il gioco dei dadi che in breve tempo contagiò anche i romani di ogni strato sociale fino agli imperatori. Un’attività che gli etruschi derivarono dalla consultazione degli auspici, del resto la stessa arte aruspicina è di matrice etrusca. Se è vero che i romani mutuarono diverse loro tradizioni dall’incontro con la civiltà greca è ancor più vero che un primo impulso alle gioie della vita e anche un certo gusto per l’arte decorativa lo assorbirono dagli etruschi loro primi “scomodi” vicini che nella fase arcaica della storia romana per un certo periodo primeggiarono su Roma (erano infatti etruschi tre dei mitici sette re dell’età regia: Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo).
Il biglietto intero per l’esposizione, promossa anche da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale, con il patrocinio della Regione Lazio, è acquistabile alla biglietteria della Centrale Montemartini da Martedì a Domenica dalle 9.00 alle 19.00 (costo 11€ intero 10€ ridotto). Il tagliando d’ingresso è acquistabile sino alle 18.30 ed è ridotto per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (10€ intero 9€ ridotto). L’ingresso è gratuito per i possessori della MIC. Sulla mostra è stato anche pubblicato un catalogo a cura di Leonardo Bochicchio, Nadia Agnoli, Daniele Federico Maras e Rossella Zaccagnini.