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“Quando uno Stato non è in grado di proteggere i suoi cittadini, e non sa custodirne la memoria, è uno Stato fallimentare”. E’ addolorata Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (Comitato collaboratori di Giustizia) alla notizia che il boss mafioso Giovanni Brusca ha lasciato il carcere dopo 25 anni per fine pena.
E’ così uscito da Rebibbia, penitenziario romano, il fedelissimo del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina. “Cinque giorni di ‘sconto’ ogni 6 mesi passati in carcere – afferma Tirrito – hanno consentito la scarcerazione di un killer soprannominato “u verrò” (il porco), tale Giovanni Brusca, che nella sua carriera ha dato l’ordine di sciogliere nell’acido un bambino dodicenne (il piccolo Giuseppe Di Matteo) ed è stato “artificiere” della strage di Capaci dove hanno perso la vita il Giudice Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta. È intollerabile!
Ciò che sembra lontano nel tempo- prosegue Tirrito -, non lo è affatto; oggi di Matteo avrebbe 37 anni, e sarebbe dunque un giovane uomo inserito nelle società. Di Matteo è morto perché il padre ha deciso di collaborare con lo Stato, e mentre continua a essere un fantasma da proteggere, questo assassino torna essere un uomo libero, con la propria identità. Quella vita spezzata, con quella ferocia, non può essere cancellata due volte.
Così come le altre vite disprezzate e calpestate da Brusca e complici. Per lui cinque omicidi eccellenti dimostrati… valgono solo 25 anni di carcere?? Una vita passata a distruggere i pilastri del nostro Stato vale la libertà? La ferocia con cui ha instaurato il dominio del terrore, impedendo la crescita sana dei territorio e dunque il loro affrancamento dalla criminalità – di cui ancora oggi vediamo i risultati – vale lo sconto di pena?
Se pensiamo a Brusca libero di passeggiare e a Fabrizio Corona di nuovo in carcere, ci rendiamo conto – conclude – che in questo Sistema Paese c’è veramente qualcosa che non va, che le regole vanno riviste e che lo Stato e i Cittadini vanno rimessi al primo posto della scala di valori di una società civile: la Legge, oggi come oggi, non sembra essere adatta a garantire la Giustizia”.