“L’unica risposta – assolutamente insufficiente e a tratti schizofrenica – data finora dal governo all’emergenza Covid è stata chiudere, chiudere, chiudere. E l’economia nazionale, sta facendo la stessa fine: chiudere. L’ultimo episodio drammatico, che ha visto suicida lo storico fotografo napoletano Umberto Sbrescia per l’impossibilità a sostenere i debiti contratti e il blocco dell’attività, è solo il primo anello di una terribile catena di fallimenti che si sta formando sotto gli occhi colpevoli di una politica incapace. La morte di Umberto Sbrescia, che ho conosciuto e stimato, colpisce al cuore il tessuto di Napoli, oltre che essere un dolore personale.
A parlare è Maricetta Tirrito, Portavoce di SOS Lazio commercio, che prosegue: “I ristori promessi sono poca cosa di fronte alla crisi generata, quelli arrivati davvero nelle tasche dei cittadini sono ancora meno. Il volume dei cosiddetti ristori è circa il 3% del fatturato… un aiuto risibile.
I soldi spesi dagli imprenditori per adeguare i propri esercizi commerciali o sostenere il livello occupazionale preesistente, magari facendo ulteriori debiti, non sono serviti a restare aperti. Con il mantra della sicurezza, invece di agire dimostrando di avere la forza di controllare, si preferisce chiudere. Senza avere i soldi per sostenere queste chiusure.
Un segno evidente del fallimento dello Stato, della sua incapacità di gestire le città e i territori, di trovare contromisure compatibili che non siano esclusivamente il coprifuoco.
In più, questo Governo ha dimostrato poca attenzione per la disperazione di alcune categorie. Le imposizioni, le chiusure e la mala gestione delle stesse prescrizioni contenute nei Dpcm, con chiusure a singhiozzo, a volte a giorni alterni, a volte addirittura a orari alterni, ha decretato un deperimento irreversibile del giro d’affari di ogni singola attività, ne ha azzerato l’avviamento e la storicità, causando un ingestibile default, con un effetto domino evidente.
Affitti non pagati, commercio azzerato, lavoratori lasciati a casa in attesa di licenziamento sicuro, utenze morose, sono solo la parte burocratica di una situazione economica che vede nella disperazione il sentimento più evidente, seppur non misurabile e spesso nascosto sotto il mantello della dignità che tanti imprenditori indossano fino alla morte, e non è un eufemismo.
Purtroppo in queste ultime settimane – conclude Tirrito – mi sono trovata personalmente a confortare imprenditori in affanno e in un caso ad evitare atti estremi, tirando anche giù una persona da un tetto sul quale si era arrampicata con la volontà di farla finita.
E’ indifferibile agire subito per ridare fiato all’economia, evitando lo stucchevole valzer delle poltrone tutto in seno alla maggioranza, ed evitando di proseguire a camminare sulla strada che porta al disastro: non può essere chiudere il Paese la soluzione per immaginare un futuro. Diceva Marcello Marchesi: ‘L’importante è che la morte… ci trovi vivi’. Il premier Conte cerchi di capire il senso di questa frase e agisca di conseguenza. Il tempo è scaduto”.