TOR BELLA MONACA Gli spettacoli dal 6 al 12 marzo 2023

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Al TBM, la settimana entrante è brillante e versatile. Dal 6 al 12 marzo tra jazz, danza e teatro classico il pubblico ha possibilità di scegliere, secondo i suoi gusti, su quale posto sedere in platea

 

“Elisabetta I Le donne e il potere”, una produzione Seven Cults, sarà in scena al TBM per due settimane: da martedì 7 a sabato 11 marzo e domenica 12 marzo, e da martedì 14 a sabato 18 marzo. Scritto da David Norisco, per la regia di Filippo d’Alessio, sul palco Maddalena Rizzi interpreterà, appunto, Elisabetta I. Il tema del potere da sempre vive di un immaginario al maschile, anche quando è una donna al posto di comando. Lo sguardo che osserva i comportamenti e le dinamiche che identificano la supremazia è spesso distorto dall’antico retaggio che gli uomini hanno imposto. Come le donne si sono orientate in rapporto al potere, dentro questi stretti confini, è ciò che con attenzione proviamo ad indagare ed Elisabetta I ne è la figura emblematica. I confini del potere si disegnano in strategie, tattiche, linee orizzontali e verticali: una partita a scacchi immaginata dagli uomini giocata da una donna. Cosi tutto cambia, i contorni assumono colori imprevisti, il rapporto con il potere vive di continui conflitti, le tensioni sono stridenti, le soluzioni impreviste. Il potere è come una macchina infernale pronta sempre a prendere il sopravvento.
Scene Tiziano Fario; Costumi Silvia Gambardella;Musiche Eugenio Tassitano; Disegno luci Manuel Molinu.

Martedì 7 marzo è la volta del balletto. In scena Notturni d’acqua” della Compagnia Tocnadanza – Venezia in collaborazione con Festival VeneziainDanza, Mibac, Regione del Veneto, ArcoDanzaMichela Barasciutti cura la coreografia e la regia, guidando gli interpreti Sara CavalieriRoberta De RosaMarco Mantovani e Giulio Petrucci in un percorso che si può definire onirico. Un’immagine di “notturno” aperta, luminosa e ricca di tutto quello che la mente, durante la luce, non riesce a vedere. È un viaggio nel cambiamento. Il tempo di un notturno inteso come definizione di uno stato d’animo leggero ma complesso, forte e presente, nel quale si riflettono profondità dell’anima, scavo interiore, sogno e memoria. Sono suggestioni visive, gestuali e musicali, che suscitano immagini disegnate con il corpo e la luce; mettono in ascolto il silenzio e scoprono il chiaro-scuro nel crepuscolo poetico di forme e visioni che fluiscono e sbiadiscono. Ascoltando e visionando, prende forma il notturno, come il cambio impalpabile e inesorabile dell’acqua che accarezza e copre la terra e si ritira seguendo la guida lunare. Ricerca ed elaborazione musicale Stefano Costantini; Scene luci e costumi Michela Barasciutti; Assistente alle coreografie Giulio Petrucci; Realizzazione costumi Lorenza Savoini; Realizzazione luci Costantino Pederoda.

 

Giovedì 9 marzo finalmente è di nuovo musica! “Jazz all’italiana” è una performance musicale incentrata sulle sonorità italiane anni ’30, ’40, ’50. I Conosci Mia Cugina? gruppo formato da Federica D’Andrea (voce); Davide Annecchiarico (pianoforte); Giuseppe Civiletti (contrabbasso); Nicola Tariello (tromba); Daniele Manciocchi (sax); Daniele Corvasce (chitarra); Giuseppe Condò (batteria), saranno accompagnati dall’attore e doppiatore Angelo Maggi (voce). “Jazz all’ italiana” è un racconto in parole e musica dell’Italia prima e dopo la seconda guerra mondiale. È una fotografia in bianco e nero dei ricordi dei nostri nonni, di una società così diversa ma talvolta ancora così simile alla nostra. Lo spettacolo ripercorre le gesta delle grandi voci dell’Eiar, di Natalino Otto ed Ernesto Bonino, dei grandi arrangiatori da Barzizza a Lelio Luttazzi, delle dive del Trio Lescano e dell’istrionico Renato Carosone e di tante altre grandi figure che hanno accompagnato un paese bisognoso di speranza ed identità durante anni difficili. I “Conosci mia Cugina?” accompagnati dal “doppiattore” Angelo Maggi, sul palco proporranno un vero e proprio concerto introdotto e guidato da testimonianze ed aneddoti, quasi ad aprire insieme al pubblico un vecchio baule pieno di ricordi e soprattutto sorrisi. Il sodalizio tra la band, da anni impegnata a livello internazionale nella riscoperta di questo repertorio, e l’attore, uno dei massimi esponenti del doppiaggio italiano e reduce dal successo del suo ultimo spettacolo teatrale, nasce dall’amore per quello che veniva chiamato all’epoca “ritmo sincopato” e dal desiderio di condividere le sue storie in una veste nuova, fresca e sempre rispettosa. Insomma uno swing show a 360 gradi, una macchina del tempo per rivivere il sound degli anni ‘30 ‘40 ‘50 del novecento italiano. Sul palco musica gags e romanticismo perché è “Jazz all’ italiana!”.

 

Orestea Agamennone+Coefore chiude la settimana al TBM. In scena venerdì 10, sabato 11 domenica 12 marzo, la pièce è una produzione de La Bottega del Pane. Ripresa da Eschilo, la rappresentazione vede protagonisti Marta CirelloRaffaele GangaleDario GarofaloCinzia MaccagnanoLuna Marongiu Cristina Putignano, guidati da Cinzia Maccagnano, la quale scrive anche la drammaturgia. L’Orestea è prima di tutto un epocale disegno drammaturgico in grado di raccontare la fine dell’ineluttabile. Agamennone uccide Ifigenia. Clitennestra uccide Agamennone. Oreste uccide Clitennestra. Ma nessuno uccide Oreste. Ciò non significa che Oreste non paghi pegno, tutt’altro. La Ragione (Atena) gli offre certamente una chiave di salvezza, sostituendo il tribunale degli uomini alla teodicea; ma questo gli toglie il fiato. La medesima cosa accade a un bambino quando nasce. L’eccesso d’aria rischia di soffocarlo. Perciò piange. E piange Oreste, su cui pesa un passato che non c’è più, arcaico ma sicuro; e dentro cui scalpita una realtà incerta, a cui è impreparato, la cui rappresentazione è migliore dell’originale; una realtà su cui la Ragione ha perso il controllo. Qual è dunque il pegno da pagare per Oreste? Non essere. Né com’era, né come avrebbe dovuto. Essere in bilico. In una rabbiosa e straziante infelicità. La pàrodo dell’Agamennone, il lungo coro degli anziani di Argo, dunque disegna i confini dello spettacolo: gli attori indossano maschere d’ispirazione espressionista, che portano lo spettatore ora allo stupore, ora allo sgomento. Quando però se ne liberano ne scoprono altre dall’aspetto più arcaico, quasi dei totem, che rivelano i personaggi di Clitennestra, Agamennone, Cassandra ed Egisto. Tutto il racconto dell’Agamennone dunque si svolge come una grande rappresentazione, un rituale che riporta alla memoria i fatti da cui poi muoverà l’azione di Oreste. Nelle Coefore il registro cambia, finisce la rappresentazione, spariscono le maschere, e i giovani, Oreste, Elettra e Pilade, si mostrano così come sono, deformati solo dal furore. Anche il ritmo cambia, non più cadenzato, scandito dal procedere della trama, precipita, seguendo l’urgenza di agire per liberarsi da un ordine antico che non trova più riscontro nella Realtà. I giovani detronizzano, sovvertono, uccidono. Orfani di un senso della storia, mossi da una “irragionevole rabbia”, si ritrovano smarriti in un mondo di cui non riconoscono più il senso del passato e sperimentano l’incapacità della Ragione di farsi ancora guida sicura. Musiche Marco Schiavoni; Maschere Luna MarongiuCostumi Monica Mancini; Scene Freezer09_Lab; Assistente alla regia Maria Chiara Pellitteri; Foto Mario Guerra.