La premessa di Zilber è che “bisogna tenere le aspettative basse, perché se fosse stato facile trovare una soluzione diplomatica lo si sarebbe fatto da tempo”
Israele può avere un ruolo perché “esterno all’Europa e percepito come piu’ neutrale”, anche se per ora sui contenuti dei colloqui del primo ministro Naftali Bennett con i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky “non si hanno elementi”: a sottolinearlo è Neri Zilber, analista di base a Tel Aviv del Washington Institute for Near East Policy. Al centro di un’intervista con l’agenzia Dire ci sono i contatti degli ultimi due giorni, con la visita del capo di governo in Russia e le sue tre conversazioni telefoniche con il capo di Stato ucraino.
La premessa di Zilber è che “bisogna tenere le aspettative basse, perché se fosse stato facile trovare una soluzione diplomatica lo si sarebbe fatto da tempo”. D’altra parte, sottolinea l’analista, quella di Israele è una posizione unica: “E’ uno dei pochi Paesi al mondo che ha buoni rapporti con gli Stati Uniti e la Nato e che può parlare sia con Zelensky sia con Putin, mantenendo aperto un canale di comunicazione e dunque una speranza”.
Secondo Zilber, Tel Aviv ha piu’ carte da giocare anche rispetto alla presidenza francese dell’Unione Europea, nonostante Emmanuel Macron resti in contatto sia con Kiev che con Mosca. “Parigi sta dentro un perimetro Nato mentre Israele è visto come esterno all’Europa e piu’ neutrale – sottolinea Zilber – anche se ha votato in favore della risoluzione di condanna dell’Onu nei confronti dell”aggressione’ russa in Ucraina”.
A riconoscere le difficoltà di un tentativo di mediazione è stato lo stesso Bennett, convinto che provare è “un dovere morale” ma anche che le possibilità di successo sono “non grandi”. Zilber sottolinea inoltre che dei colloqui con Putin e Zelensky si conosce soltanto “l’esistenza” e non si ha alcun riferimento sul merito di proposte israeliane.
Al centro del dibattito a Tel Aviv, invece, c’è già l’emergenza profughi. In settimana il governo dovrebbe presentare un piano per l’accoglienza. “Negli ultimi dieci giorni Israele ha preso in carico 2mila rifugiati, record ‘pro capite’ per i Paesi non confinanti con l’Ucraina”, sottolinea Zilber. Convinto che in prospettiva il contributo potrebbe essere ancora maggiore. “Ci si sta preparando all’afflusso potenziale di 150mila ebrei ucraini che hanno l’opzione di emigrare verso Israele e di chiedere la cittadinanza” calcola l’analista. “Non credo che tutti riusciranno o potranno prendere un volo per Tel Aviv ma lo scenario di riferimento è questo”.
fonte agenzia dire.it