La maestosa e magnifica lampada d’argento realizzata per il santuario di Santiago del Compostela, assente dalla Capitale dal 1764, accanto all’imponente bronzo del San Giovanni Battista dal Battistero San Giovanni in Fonte al Laterano, appena restaurato; ma anche oggetti più piccoli e ugualmente preziosi, come i bellissimi orologi, i candelabri e gli stupefacenti deser, i centrotavola capaci di reinventare l’antico interpretandolo con un gusto moderno. E’ un percorso di sfarzo e meraviglia, ma anche la testimonianza della nascita e dell’affermarsi del neoclassicismo, quello offerto da “Valadier. Splendore nella Roma del Settecento”, la mostra monografica dedicata dalla Galleria Borghese a Luigi Valadier, orafo, argentiere e bronzista, uno dei più grandi artisti che proprio nel museo capitolino diedero prova di talento e creatività. Curata dalla direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva e in programma dal 30 ottobre al 2 febbraio, la mostra presenta 87 opere di Valadier (concesse da importanti istituzioni internazionali e da collezioni private), tra sculture sacre e arredi liturgici, argenti profani, bronzi, arredi da tavola, metalli dorati con marmi e pietre dure e una selezione di disegni per documentare la vastissima produzione dell’artista, il successo anche internazionale della sua carriera e, insieme, la maestria nell’utilizzare tecniche e materiali diversi attraverso la quale offriva la sua personale interpretazione dell’antico, evitando la mera imitazione. Difficile immaginare un luogo più adatto della Galleria Borghese per celebrare una figura come quella di Valadier: l’artista infatti fu di fondamentale importanza per realizzare quel rinnovamento della Villa voluto nella seconda metà del ‘700 dal principe Marcantonio Borghese e affidato all’architetto Antonio Asprucci. Il percorso espositivo illustra dunque la splendida ed eterogenea arte di Valadier, sempre diversa eppure sempre intimamente coerente, in cui la preziosità e il fasto non sono mai slegati dalla volontà di tradurre e rendere fruibili gli insegnamenti di Piranesi, di far conoscere l’archeologia e di diffondere gli ideali di armonia e austerità del mondo antico; al tempo stesso il visitatore vedrà materializzarsi sotto i propri occhi, tra stupefacenti campane e grandi bronzi che riproducono statue antiche, arredi da tavola e orologi, il consolidarsi di un gusto e di uno stile del tutto unici, che partendo dal barocco culminarono in Valadier nel neoclassicismo, così determinante nella cultura figurativa europea tra ‘700 e ‘800. “Dopo Caravaggio, Bernini e Canova, ora Valadier è il quarto grande artista proprio di questa Villa”, afferma oggi la direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva, “qui c’è l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo dell’artista, attraverso le sue 87 opere si può seguire il costituirsi di uno stile nuovo che poi dominerà l’Europa tra ‘700 e ‘800: questa è una mostra complessa, piena di splendore e luminosità che vorremmo fossero dedicati a Roma, di cui forse la città ora ha bisogno”
Valadier, sfarzo e meraviglia nel ‘700
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